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REQUIEM PER I PARCHI
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Testo delle osservazioni presentate dalla LIPU al disegno di legge per la modifica alla legge regionale sulle aree protette.
Alla Quinta Commissione
del Consiglio Regionale del Piemonte
OGGETTO: Consultazione sul disegno di legge n. 54 “Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)
OSSERVAZIONI
L'associazione scrivente evidenzia come, dalla lettura del testo del disegno di legge n. 54 "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009 n. 19", emerga un sostanziale quadro di cambiamento delle finalità e delle modalità di gestione delle aree protette regionali, il cui sistema, costruito nel tempo e che ha portato il Piemonte all'eccellenza nel contesto nazionale, viene minato nei suoi principi ispiratori, ponendo le basi per un sostanziale ridimensionamento e snaturamento della tutela delle aree naturali e della biodiversità.
In primo luogo si rileva come il disegno di legge esprima in più parti la volontà di potenziare l'offerta turistica e altre attività produttive all'interno delle aree protette, inserendole tra le finalità delle aree protette e delineandole come modalità di finanziamento prioritaria. L'enfasi posta sul potenziamento della ricettività turistica è in netto contrasto con le finalità istitutive delle aree protette, che sono state e devono continuare ad essere la conservazione, la difesa e il ripristino dell'ambiente naturale e del paesaggio, pur in un'ottica di fruizione compatibile ma comunque secondaria alle primarie necessità di tutela di valori della collettività quali la qualità dei beni e dei servizi ecosistemici, la biodiversità e, in definitiva, la qualità della vita.
Inoltre, le modalità di gestione faunistica previste, introducono di fatto la possibilità, quando non addirittura la necessità, di derogare alle normative vigenti in materia di esercizio dell'attività venatoria, vincolando addirittura l'attuazione dei piani di gestione faunistica alla responsabilità, anche economica, dell'ente e alla sua possibilità di accedere ai finanziamenti regionali. Si ripresenta chiaro il rischio di snaturamento delle finalità di conservazione che deve prioritariamente avere il sistema di aree protette, quasi la conservazione della biodiversità passasse in secondo piano rispetto alle velleità venatorie che da sempre vedono le aree protette come un ostacolo ad una attività che, va ricordato, è minoritaria rispetto alle aspettative che la società civile ha relativamente ai servizi espletati dalle aree protette.
I danni della fauna selvatica all'attività agricola, spesso male o sopravvalutati, sono, nelle aree protette, ampiamente compensati dalle misure di finanziamento provenienti dal Piano di Sviluppo Rurale, che prevede per le aree protette sistemi di incentivazione e di valorizzazione della biodiversità con appositi strumenti economici, a cui il Piemonte accede in misura piuttosto bassa rispetto alle potenzialità.
La tutela economica delle produzioni agricole nelle aree protette, quindi, non può essere addotta come motivazione per giustificare la necessità di una gestione faunistica così smaccatamente orientata a soddisfare istanze del mondo venatorio più che ad affrontare effettive situazioni di problematicità, e così evidentemente penalizzante nei confronti degli enti di gestione delle aree protette le cui finalità, come già espresso, devono essere la conservazione di beni comuni e fruiti dalla collettività.
Infine, il disegno di legge estromette di fatto le associazioni ambientaliste dalla rappresentanza negli enti di gestione; le associazioni ambientaliste hanno contribuito in maniera sostanziale alla nascita del sistema delle aree protette piemontese e alla individuazione e creazione di molte delle aree protette vigenti, in virtù della competenza tecnica e della sensibilità espressa da tali enti non profit.
Inoltre, esse costituiscono un fondamentale organo di rappresentanza della società reale, che va al di là delle logiche di nomina troppo spesso basate su equilibri politici e non su reali esigenze di competenze tecniche e strategiche per la corretta gestione e valorizzazione delle aree protette. Anche la vigilanza sulla gestione delle aree protette che i rappresentanti del mondo ambientalista garantiscono, non essendo portatori di altri interessi se non quelli della società civile, attraverso i propri associati, viene di fatto cancellata con questo provvedimento, fatto che potrà ulteriormente contribuire allo snaturamento della funzione di
conservazione dell'area protetta di fronte ad istanze provenienti da stakeholders diversi che spesso hanno motivazioni molto lontane dalla conservazione.
In definitiva, se già la legge regionale 19 iniziava ad intraprendere una strada in questa direzione, ancor più con queste modifiche pare di ritornare ai tempi della nascita delle aree protette, in cui ci si doveva scontrare con interessi economici e di parte che andavano contro il paventato timore che le aree protette costituissero un vincolo allo "sviluppo". La pur condivisibile politica di razionalizzazione e riduzione degli sprechi anche nell'ambito della
conservazione naturalistica non deve far perdere di vista le finalità e gli interessi generali che la conservazione della natura deve avere; l'oggettiva difficoltà di valutare economicamente valori come la biodiversità, il paesaggio, l'equilibrio ecologico non deve diventare un alibi per basare la gestione delle aree protette unicamente su parametri
di redditività, come troppo spesso avviene anche in altri ambiti in cui, per risparmiare su qualche capitolo di bilancio si fa pagare alla collettività il prezzo di una perdita in termini di risorse naturali, di qualità della vita e, in definitiva, di beni e servizi ecosistemici.
LIPU Sezione di Torino
Il Delegato
Dott. Riccardo Ferrari
Torino, 22 ottobre 2010
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